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Laboratorio a Makeni
PROGETTO MAKENI
La Sierra Leone, ex colonia britannica sulla costa dell'Africa occidentale, si estende su un'area di 71.740 Km² ed è suddivisa in quattro regioni, divise a loro volta in 12 distretti: in tutto 147 comuni, ognuno amministrato da un capo tradizionale e da un consiglio di anziani.
Ha una popolazione stimata nel 2004 di circa 5.200.000 abitanti.
Il paese possiede moltissime risorse naturali come diamanti, oro, bauxite, rutilo, legno pregiato: nonostante ciò la situazione è precaria, l'aspettativa di vita alla nascita non supera i 40 anni e un bambino su 4 non raggiunge i 5 anni di età.
Dal 1991 a fine dicembre 2001 il paese ha conosciuto diversi colpi di Stato e una ininterrotta guerra civile: non si è trattato di una guerra tribale, né religiosa e tanto meno regionale, ma di un conflitto di interessi locali, con grosse interferenze internazionali, legate allo sfruttamento delle risorse naturali.
Le conseguenze più terribili del conflitto sono state l'impiego di bambini soldato, le mutilazioni inflitte a migliaia di civili e le violenze sessuali a carico delle donne di tutte le età.
“Tutte le guerre sono brutte ma questa è particolarmente brutta: atrocità inimmaginabili, violenza dalle radici molto lontane. In Occidente c´è qualcuno che ha le mani implicate in questa guerra, e quindi mani sporche di sangue” - afferma mons. Giorgio Biguzzi, vescovo di Makeni.
Dramma nel dramma sono stati i bambini soldato: più di 4.000 ragazzi portati via forzatamente da casa a 7-8 anni per essere usati come servi dei combattenti. Sistematicamente drogati sono stati avviati alla guerra, forzati a bruciare case, a sparare, uccidere. Bambini diventati vittime della loro stessa violenza, dato che le prime prove di coraggio prevedevano il ritorno nel proprio villaggio e l’uccisione dei propri parenti. In questo modo venivano drasticamente tagliate tutte le possibilità di rientro nella tribù, anche al termine dei conflitti.
Una volta diventati “ribelli” a pieno titolo, procedevano con la mutilazione selvaggia degli abitanti dei villaggi e la cattura di alcune ragazze per il loro piacere sessuale. Bambini che, una volta catturati dalle fazioni avverse, subivano lo stesso trattamento che avevano inflitto alle loro vittime: mutilazione selvagge di arti o riduzione in stato di schiavitù sessuale.
Oggi più di un migliaio di questi bambini sono stati liberati.
Viene precisato che i “bambini soldato” crescono (un bambino che aveva 10 anni nel 1991, oggi ne ha 24), mantenendo le loro difficoltà, le loro mutilazioni, diventando giovani ed adulti drammaticamente segnati dalle esperienze passate e senza un lavoro (ai fini progettuali viene utilizzata la dicitura “ex bambini soldato”).
Dal termine dei conflitti per loro si stanno realizzando strutture di accoglienza e di recupero.
Si stima che solo nel corso degli ultimi tre anni di conflitto (1998 – 2001) siano state barbaramente mutilate circa 8.000 persone , di cui più della metà donne.
Rapporti delle organizzazioni internazionali per i diritti civili parlano di più di 40.000 donne stuprate nel corso dei dieci anni di conflitto. Molte delle sopravvissute sono state costrette ad abbandonare la famiglia e la comunità di origine, data la difficoltà di accettazione da parte dei familiari di quanto era loro successo a causa della tradizione culturale predominante in Sierra Leone: una donna che viene stuprata viene considerata “colpevole” e può essere rinnegata dal marito e dalla famiglia di origine. Numerose donne devono perciò re-inventarsi una attività in modo da potersi mantenere e mantenere i propri figli. In Sierra Leone, come in molti Paesi in Via di Sviluppo, è la donna che tiene le redini della famiglia e la gestisce.
In questo contesto diventa importante cercare di sviluppare il più possibile le attività caratteristiche della tradizione nazionale, come l’agricoltura, l’allevamento di bestiame, le attività artigianali, per favorire il processo di empowerment delle fasce più deboli della società.
Alcune iniziative intraprese sul territorio, gestite soprattutto da religiosi di nazionalità italiana, hanno finanziato piccole attività di microcredito rivolte a persone in difficoltà: in tal modo si sono avviati piccoli posti di ristoro sulla strada principale di Freetown, costruiti con legname di recupero; piccoli allevament i di animali domestici; si sono realizzati locali di ristoro e servizio pasti nelle vicinanze dei villaggi per famiglie con amputati; viene finanziato l’acquisto di sementi per iniziare nuove coltivazioni.
La Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS – ONG, a seguito di alcune missioni di fattibilità svoltesi nel 2003 e ai colloqui intercorsi con il Vescovo della Diocesi di Makeni Mons. Giorgio Biguzzi (premio per la pace 2002 Regione Lombardia), ha potuto verificare in loco quanto possa essere utile un tale intervento che permetterebbe ad alcune delle persone più sfortunate di Makeni e dei villaggi dei dintorni di riprendere un posto nella società produttiva, partecipando allo sviluppo della comunità.
Nella città di Makeni, nel nord est del paese, nel 1990 era funzionante una attività di piccolo artigianato per la realizzazione di articoli da vendere nel territorio circostante.
L’attività, avviata e sostenuta dalla parrocchia locale di Santa Maria di Fatima, comprendeva laboratori di taglio e cucito, tintura di stoffe, produzione di tegole per rivestimento di tetti, produzione di sapone per bucato e per igiene personale.
Le costruzioni nelle quali venivano condotte le attività sono state quasi completamente distrutte durante il conflitto: attualmente sono rimasti alcuni dei muri perimetrali, costruiti con la tecnica locale tradizionale: impasto di fango con paglia, con l’aggiunta di poco intonaco.
IL PROGETTO
Il progetto della Fondazione Don Gnocchi si propone di facilitare la ripresa di attività artigianali, attraverso la creazione di una cooperativa sociale integrata (Forma societaria con lo scopo di favorire la promozione umana e l’inserimento socio lavorativo di persone svantaggiate), rivolgendosi in particolare agli ex bambini soldato ed alle persone che hanno subito violenza e mutilazioni.
L’intervento progettuale prevede la realizzazione di una cooperativa sociale integrata che comprenderà un laboratorio per la sartoria e tintura di telati e servirà inoltre per sviluppare corsi di formazione nel settore e si prevede lo sviluppo di altre attività artigianali locali. La Cooperativa sarà costituita da ex bambini soldato e da persone disabili, che abbiano intenzione di iniziare una attività artigianale nel distretto di Makeni dopo aver partecipato ad un training per l’apprendimento della professione.
Si prevede di realizzare, in spazi adeguati, una palestra per la riabilitazione fisica, la terapia occupazionale e l’insegnamento delle strategie più idonee per la ripresa della mobilità degli arti lesionati, con interventi di adattamento delle attrezzature dei laboratori, in modo da renderle fruibili a persone che hanno difficoltà di movimento o di manipolazione.
Il progetto è rivolto a trenta persone, alle quali verrà offerta l’opportunità di diventare socie della cooperativa o, se possibile, di impostare un’attività in proprio.
Al termine dell’attività progettuale la cooperativa potrà proseguire in regime di autosostentamento sotto la diretta responsabilità della Caritas della diocesi di Makeni, controparte locale.
OBIETTIVO
L’obiettivo è sostenere la ripresa delle attività artigianali attraverso la realizzazione di una cooperativa sociale integrata che comprenderà alcuni laboratori. La Cooperativa sarà costituita da ex bambini soldato e persone disabili, che abbiano intenzione di iniziare una attività artigianale nel distretto di Makeni dopo aver partecipato ad un training per l’apprendimento della professione.
La durata prevista del progetto è di due anni ed al termine dell’attività progettuale la cooperativa potrà proseguire in regime di auto-sostentamento sotto la diretta responsabilità della Caritas della diocesi di Makeni.
MODALITA' DI INTERVENTO
L’intervento prevede le seguenti fasi, opportunamente coordinate tra di loro:
1. riabilitazione delle strutture esistenti per la creazione dei laboratori;
2. scavo di un pozzo per la fornitura di acqua alla struttura;
3. acquisto di una autovettura per il trasporto dei materiali e persone;
4. individuazione delle persone partecipanti all’iniziativa;
5. individuazione dei docenti/tutor per la fase di training;
6. acquisto delle attrezzature per i laboratori;
7. avvio della formazione/ training;
8. costituzione della forma societaria cooperativa di produzione e lavoro;
9. avvio delle attività produttive e di microcredito di beni per l’inizio delle attività nelle località di prescelte dai partecipanti .
Fase 1. Si prevede la riabilitazione delle strutture esistenti per circa 400 m2, con il recupero degli edifici esistenti prima della guerra, incendiati dai ribelli, in stato di abbandono da circa sette anni. Si prevede la realizzazione di un tetto in struttura metallica con rivestimento, completo di controsoffittatura, di pareti in struttura cementizia, di pavimenti lisci e piani in cemento lisciato, di canale per la raccolta di acque piovane (in modo da evitare l’erosione delle fondamenta), di infissi con fasce di vetro regolabili in inclinazione nel senso orizzontale in modo da consentire il passaggio di aria anche in caso di pioggia, inferriate antintrusione,
zanzariere.
Particolare attenzione verrà posta all’eliminazione delle barriere architettoniche, per consentire l’inserimento delle persone che presentano problemi motori, eventualmente costrette all’uso della carrozzina (nel distretto di Makeni sono circa 130 le persone che hanno subito la mutilazione dei due arti inferiori).
In seguito al completamento della struttura muraria, verranno allestite le aule laboratorio in grado di ospitare convenientemente le persone partecipanti alla formazione, per far loro apprendere l’attività artigianale scelta.
I laboratori avranno a disposizione alcuni tavoli di grandi dimensioni regolati ad un’altezza adeguata per le persone in carrozzina e la strumentazione per poter realizzare gli articoli scelti.
Essendo tutto il nord della Sierra Leone sprovvisto di corrente elettrica, si prevede di dotare i laboratori di un generatore di corrente da circa 50 kw, per il funzionamento dei macchinari necessari alla realizzazione degli articoli artigianali e per l’illuminazione.
In alcuni casi di persone disabili con amputazione di dita o delle mani, si prevedono degli interventi di terapia occupazionale per l’adattamento della macchina o dell’utensile alle possibilità motorie residue.
Fase 2. Si prevede la realizzazione di un pozzo per l’acqua completo di pompa di aspirazione manuale ed elettrica, data l’inesistenza di un acquedotto distributivo in buona parte del distretto.
Fase 3. Si ritiene utile fornire il laboratorio di un mezzo di trasporto idoneo al trasferimento di persone e materiali all’interno della città di Makeni e all’interno del distretto, fino a raggiungere la capitale, Freetown, distante circa centoquaranta miglia. Raggiungere Freetown permette da un lato di trasportare in città gli articoli che sono stati realizzati, e quindi di distribuirli in opportune attività commerciali, e dall’altro di trasportare a Makeni le materie prime .
Fase 4. L’individuazione delle persone partecipanti al progetto sarà effettuata in accordo con la Caritas della Diocesi di Makeni, tenendo presente la motivazione della persona, il tipo di disabilità, il luogo di residenza, lo stato di bisogno familiare.
Fase 5. Anche i docenti/tutor saranno selezionati assieme alla Caritas della Diocesi di Makeni e dovranno essere in grado di svolgere sia lezioni frontali che fungere da tutor.
Fase 6. Acquisto dei macchinari necessari per l’inizio delle attività artigianali.
Fase 7. La formazione/training avrà una durata di 600 ore, alternando lezioni teoriche con lezioni pratiche.
Fase 8. Costituzione di una forma societaria (identificata con la denominazione italiana “cooperativa sociale integrata”) per le persone partecipanti al corso.
In questa fase verrà posta particolare attenzione alla preparazione del management per la gestione della cooperativa.
Fase 9. L’avvio delle attività artigianali corrisponde anche all’inizio dell’attività di microcredito di beni, mettendo a disposizione per ogni persona che voglia rientrare nel proprio villaggio distante da Makeni, un kit di sartoria (macchina per cucire, telati, minuterie, un piccolo generatore di corrente, ecc.) che permetta di iniziare l’attività imparata presso la propria residenza. Tale opportunità sarà riservata alle persone che dimostreranno di avere capacità di una gestione “in proprio” del lavoro, in modo da favorire il rientro nei villaggi lontani. Il microcredito sarà gestito direttamente dalla cooperativa, sotto la diretta supervisione della Caritas della Diocesi di Makeni.
I docenti/tutor saranno impegnati in questa fase in affiancamento alle persone per l’avviamento delle attività.
UTENZA
Ex bambini soldato e persone con disabilità del distretto di Makeni.
L’intervento supporterà le persone partecipanti nella ripresa di una attività redditizia sostenendole nell’affrancamento da una situazione familiare difficile.
Inoltre a ciascuna delle persone partecipanti al progetto sarà garantito il pranzo per tutto il periodo della formazione e nella fase di start-up.
PERSONALE COINVOLTO
1. Capoprogetto (locale)
2. Amministrativo (locale)
3. Responsabile della cooperativa (locale)
4. 3 insegnanti di attività artigianali (locali)
5. Tecnico della riabilitazione (espatriato)
6. Esperto gestionale (espatriato)
TEMPI DI REALIZZAZIONE E COSTI
Si prevede di realizzare il progetto nel corso di ventiquattro mesi, dei quali circa 12 serviranno per la ristrutturazione degli ambienti laboratorio ed i successivi 12 per l’adeguamento dei macchinari, l’insegnamento delle attività artigianali, la costituzione della forma societaria.
Il costo stimato per l'intero progetto è di 150.000 / 200.000 Euro
Nell’ambito della formazione professionale e integrazione lavorativa per disabili, la Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS propone, da più di 30 anni, percorsi formativi nell’ambito della grande distribuzione, ristorazione collettiva, artigianato, informatica e manutenzione del verde che hanno la finalità di favorire il raggiungimento di una professionalità mirata alle capacità e alle potenzialità individuali dei corsisti ed il conseguente inserimento nel mondo lavorativo.
La Fondazione Don Gnocchi ONLUS partecipa dal 1986 alle iniziative a favore dei disabili promosse dall’Unione Europea e dal 2001 opera come Organizzazione Non Governativa per la realizzazione di programmi a breve e medio periodo e per attività di formazione in loco di cittadini nei Paesi in via di sviluppo.
Il Progetto Makeni si inserisce a pieno titolo nel programma di sviluppo che la Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS – ONG ha in corso nella Sierra Leone, dove sta già gestendo:
1. Promozione Donna, nel distretto di Makeni, per la realizzazione di una scuola di taglio e cucito rivolta a venti donne di cui dieci disabili.
2. Realizzazione di un centro per la chirurgia ricostruttiva di amputazioni e gravi deformità post-traumatiche degli arti e la loro riabilitazione funzionale. Lo scopo del progetto è costruire un ospedale completo di sala operatoria ortopedica di altissima tecnologia per effettuare operazioni che restituiscano la possibilità di presa ad arti che sono stati barbaramente mutilati. Gli interventi chirurgici permetteranno, alle persone mutilate, di utilizzare ancora una “pinza” superiore, cioè di poter afferrare e lasciare degli oggetti, ed è un mezzo per aumentare la qualità di vita della popolazione amputata (“pinza superiore” = due segmenti corporei che possono avvicinarsi ed allontanarsi per afferrare oggetti e rilasciarli. I segmenti corporei possono essere delle dita, i segmenti metacarpali oppure radio ed ulna).
I due progetti sono perfettamente integrati tra loro dato che dopo l’intervento chirurgico una persona deve sottostare ad alcune sedute di riabilitazione per re-imparare l’uso di strategie di afferramento.
Il lavoro in un laboratorio “protetto” sarà un’ottima palestra riabilitativa motivante.
ARTICOLI CORRELATI:
BONIFICI EFFETTUATI:
Questa proposta di progetto nasce da un'iniziativa privata di sostegno ad un programma sanitario in via di realizzazione nel sud della Sierra Leone. |
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Obiettivo: |
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Contesto: |
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In questo contesto si colloca un programma sanitario privato ad impronta umanitaria, del quale questo progetto vuole essere complemento.Tale programma è nato dall'iniziativa di un medico sierraleonese, è finanziato da donazioni private internazionali e prevede due fasi principali: la costruzione di un ospedale (attualmente in fase di ultimazione) e sua attivazione, e l'attuazione di un programma di diagnosi, cura e prevenzione sul territorio. |
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Realizzazione dell'intervento: |
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La ricerca del veicolo 4x4 con caratteristiche adatte al tipo di terreno è fondamentale. La rete stradale in Sierra Leone è costituita da due strade asfaltate principali che collegano la capitale con il nord e il sud. Il resto della rete è costituito da piste e sterrati che collegano i piccoli villaggi con i grossi centri difficili da raggiungere, specialmente durante la stagione delle piogge (da maggio ad ottobre). I veicoli sopra elencati risultano al momento i più adatti all'uso in questione. |
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La preparazione richiede un equipaggiamento di base che consiste principalmente in lettini, cassettiere, erogatore di ossigeno, generatore di corrente e compressore ovviamente sistemati in modo da resistere alle grandi sollecitazioni. |
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La spedizione deve avvenire in container per garantire l'integrità del veicolo e delle attrezzature. |
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L'attivazione e gestione del servizio verranno effettuate in coordinamento con l'ospedale di riferimento. Le attività comprenderanno funzioni direttamente collegate alle attività interne dell'ospedale (trasporto/trasferimento di pazienti ) e servizi clinici da svolgersi sul territorio, particolarmente in aree remote, ad opera di personale dell'ospedale. Il significato della ambulanza diventa perciò non solo il trasporto di pazienti, ma l'erogazione vera e propria di prestazioni mediche di primo livello in aree dove mancano le strutture sanitarie di base, incluse attività di prevenzione ed educazione sanitaria. Tutto ciò allo scopo di aumentare l'accesso ai servizi di medicina da parte di popolazioni lontane dall'ospedale o residenti in aree prive di strutture sanitarie adeguate ai bisogni. |
Progetto Ambulanza
PROGETTO AMBULANZA
Il progetto:
Questa proposta di progetto nasce da un'iniziativa privata di sostegno ad un programma sanitario in via di realizzazione nel sud della Sierra Leone.
Promotore di tale iniziativa è Filiberto Gabresi, un amico da alcuni anni impegnato in Sierra Leone in attività umanitarie a favore di bambini appartenenti a gruppi vulnerabili (ex-bambini soldato, bambini vittime di abusi sessuali, bambini separati dalle famiglie).
Obiettivo:
Obiettivo di questa iniziativa è l'acquisto, la preparazione e l'attivazione di un veicolo destinato ad essere usato come ambulanza/clinica mobile in aree rurali e semirurali del sud della Sierra Leone.
Contesto:
La Sierra Leone, piccolo paese dell'Africa Occidentale, classificato come l'ultimo Paese del mondo per Indice di Sviluppo Umano, sembra uscire ora da una guerra civile durata dieci anni che ha portato enormi distruzioni sociali ed infrastrutturali. La desolante carenza infrastrutturale di centri medico-sanitari, i movimenti di popolazione caratteristici dei paesi in guerra, sono fra i fattori che hanno limitato enormemente l'accesso alla salute delle popolazioni rurali e semirurali, fra le quali si registrano i più alti tassi di mortalità materno-infantile al mondo.
Per anni, nel periodo dell'emergenza umanitaria, gli interventi medico sanitari sono stati affidati alle agenzie ed organizzazioni non governative internazionali, che hanno rappresentato un fondamentale sostegno ai programmi governativi.
Nella fase attuale, si assiste ad un progressivi ritiro delle organizzazioni non governative internazionali, nell'ottica di una progressiva, lenta ripresa di responsabilità da parte delle strutture governative competenti.
Alla luce di quanto esposto, sembra particolarmente importante favorire anche l'emergere di iniziative private no-profit agili e libere, in particolare capaci di rispondere efficacemente ai bisogni di salute e sviluppo della gente sierraleonese.
In questo contesto si colloca un programma sanitario privato ad impronta umanitaria, del quale questo progetto vuole essere complemento.Tale programma è nato dall'iniziativa di un medico sierraleonese, è finanziato da donazioni private internazionali e prevede due fasi principali: la costruzione di un ospedale (attualmente in fase di ultimazione) e sua attivazione, e l'attuazione di un programma di diagnosi, cura e prevenzione sul territorio.
L'area del progetto è il distretto di Bo, nella provincia meridionale della Sierra Leone, un'area di circa 600.000 abitanti per lo più distribuiti in area rurale.
Il presente progetto si propone di facilitare il raggiungimento delle popolazioni dei villaggi più remoti, e di favorirne l'accesso a servizi medici di primo, secondo e terzo livello secondo la necessità.
Realizzazione dell'intervento:
1) Acquisto di un veicolo 4x4 (Iveco Daily o Toyota Land Cruiser HZJ 78)
2) Preparazione del veicolo
3) Spedizione del veicolo
4) Attivazione e gestione del servizio
La ricerca del veicolo 4x4 con caratteristiche adatte al tipo di terreno è fondamentale. La rete stradale in Sierra Leone è costituita da due strade asfaltate principali che collegano la capitale con il nord e il sud. Il resto della rete è costituito da piste e sterrati che collegano i piccoli villaggi con i grossi centri difficili da raggiungere, specialmente durante la stagione delle piogge (da maggio ad ottobre). I veicoli sopra elencati risultano al momento i più adatti all'uso in questione.
La preparazione richiede un equipaggiamento di base che consiste principalmente in lettini, cassettiere, erogatore di ossigeno, generatore di corrente e compressore ovviamente sistemati in modo da resistere alle grandi sollecitazioni.
I materiali medici verranno forniti dall'ospedale di riferimento secondo il bisogno.
La spedizione deve avvenire in container per garantire l'integrità del veicolo e delle attrezzature.
L'attivazione e gestione del servizio verranno effettuate in coordinamento con l'ospedale di riferimento. Le attività comprenderanno funzioni direttamente collegate alle attività interne dell'ospedale (trasporto/trasferimento di pazienti ) e servizi clinici da svolgersi sul territorio, particolarmente in aree remote, ad opera di personale dell'ospedale.
Il significato della ambulanza diventa perciò non solo il trasporto di pazienti, ma l'erogazione vera e propria di prestazioni mediche di primo livello in aree dove mancano le strutture sanitarie di base, incluse attività di prevenzione ed educazione sanitaria. Tutto ciò allo scopo di aumentare l'accesso ai servizi di medicina da parte di popolazioni lontane dall'ospedale o residenti in aree prive di strutture sanitarie adeguate ai bisogni.
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Il costo
Il progetto ha un costo complessivo di 36.000 Euro.
Veicolo 4x4 | EURO | 15.000,00 |
Equipaggiamento: | ||
Verricello |
EURO |
1.200,00 |
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Sostegno alle Opere di Mons. Milingo
Sostegno alle opere di Mons. Milingo
Fratelli e sorelle carissimi,
da molto tempo desideravamo donare alla popolazione dello Zambia un concreto aiuto sul piano medico-sanitario, oltre a quello già esistente relativo alle "Cliniche Mobili". Per la realizzazione di questo desiderio abbiamo lavorato e pregato tanto negli ultimi anni ed oggi quanto seminato, ha iniziato a dare buoni frutti. L'"Italia-Zambia Village" è finalmente in fase di costruzione e per il prossimo mese di Agosto, ringraziando la divina provvidenza, forse saremo in grado di rendere operativa la clinica di Chilanga, che oltre ad ospitare fino a 50 ammalati, potrà accogliere anche le mamme partorienti nello specifico reparto maternità. Tutto il progetto, rivolto alle persone bisognose dello Zambia, merita ogni Vostra attenzione. Nell'impartire la nostra Benedizione su questa importante opera umanitaria, vogliamo ringraziare la Vostra generosità passata, presente e futura.
Scenda su di Voi e sui Vostri cari la nostra Benedizione.
Per effettuare un versamento a sostegno del progetto: ROLO BANCA - Filiale di Fiorano Modenese ABI 3556 - CAB 66761 c/c 37000 intestato a Rock No War Onlus - Operazione ZAMBIA |
PROGETTO REALIZZATO - C/C NON PIU' ATTIVO
Missione The city of hope
FACCIAMO SALPARE LA NAVE - “The city of hope”
Durante i nostri viaggi in Africa abbiamo visitato “the city of hope” una missione in Zambia gestita da Suor Riccarda che ospita ragazze orfane e si propone di dar loro un futuro umano e professionale. La condizione dell’infanzia in un paese come lo Zambia è precaria, non solo per chi resta orfano, ma anche per chi non può essere mantenuto dalla famiglia e viene abbandonato per strada. Con l’aiuto di molte persone abbiamo raccolto un container pieno di generi di prima necessità: alimentari non deperibili, abbigliamento, materiale didattico, stoffe e macchine da cucire. Ora serve un ultimo sforzo per pagare il trasporto e poter spedire ai bambini queste cose che non risolvono del tutto i loro problemi ma posso aiutarli a vivere meglio.
Presso la filiale di Formigine del Credito Emiliano abbiamo aperto il conto corrente 12000 (ABI 03032 CAB 66780) intestato a Rock no War missione Zambia a cui far confluire l’offerta in denaro per coprire i costi di trasporto che ammontano a circa 6000 euro. C/C NON PIU' ATTIVO
Ringraziamo in anticipo tutti coloro che ci aiuteranno ricordando che basta poco per aiutare chi non ha le nostre stesse possibilità.
Per informazioni: MASSIMO RICHI – SANDEA DEL SANTO
Credem Formigine
Tel. 059.557260
- ROCK NO WAR
- SALESIAN SISTERS, CITY OF HOPE P.O. BOX 31151 LUSAKA ZAMBIA
e-mail:
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Donazione/spedizione
Donazionie ASSOCIAZIONE PAPA GIOVANNI XXIII - 07/04/2003
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(Clicca sulle immagini per ingrandirle)
Repubblica di Zambia - Republic of Zambia
Superficie: 752.813 Km²
Abitanti: 9.770.000 (stime 2001)
Densità: 13 ab/Km²
Forma di governo: Repubblica presidenziale
Capitale: Lusaka (1.317.000 ab.)
Altre città: Ndola 375.000 ab., Kitwe 350.000 ab.
Gruppi etnici: Bemba 40%, Tonga 15%, Ngoni 15%, altri 30%
Paesi confinanti: Repubblica Democratica del Congo a NORD, Tanzania a NORD-EST, Malawi ad EST, Mozambico a SUD-EST, Zimbabwe e Namibia a SUD, Angola a OVEST
Monti principali: Makutu Mountains 2164 m
Fiumi principali: Zambesi 1550 Km (parte dello Zambia, totale 2736 Km), Kafue 960 Km
Laghi principali: Lago Bangweulu 5000 Km² in media, Lago Mweru 4920 Km², Lago Tanganica 2100 Km² (parte dello Zambia, totale 32.893 Km²)
Isole principali: -
Clima: Tropicale
Lingua: Inglese (ufficiale), dialetti bantu
Religione: Cristiana 63%, Animista 27%, Induista 8%, Musulmana 2%
Moneta: Kwacha dello Zambia
GEOGRAFIA
Situato nel cuore dell’Africa meridionale lo Zambia, senza sbocco sul mare, confina con l'Angola a ovest, con la Repubblica Democratica del Congo a ovest e a nord, con la Tanzania a nord-est, con il Malawi a est e con Mozambico, Zimbabwe, Botswana e Namibia a sud. Lo Zambia si trova su un altopiano ondulato che digrada verso sud, dove l’umida savana boscosa lascia il posto alla foresta tropicale e a un clima più asciutto. Il principale fiume del paese è lo Zambesi e lo Zambia, che segna anche il confine con Zimbabwe, Botswana e Namibia. Il clima è tropicale, ma temperato dall’altitudine specialmente nella parte settentrionale del paese; la stagione delle piogge è concentrata tra ottobre e marzo.
STORIA
Divenuto indipendente dal dominio coloniale inglese il 24 ottobre del 1964 lo Zambia (ex-Rhodesia del Nord) è stato governato per 27 anni dal presidente Kenneth Kaunda, leader dell’Unip (United National Independence Party) che fino al 1991 è stato l’unico partito politico legale del paese. Kaunda ha governato per 27 anni con pugno di ferro e con una sorta di commistione tra marxismo e valori tradizionali africani definito dal presidente stesso “umanesimo”. L’isolamento internazionale e la pessima situazione economica hanno costretto Kaunda, in séguito a pesanti proteste, a emendare la costituzione consentendo il multipartitismo. I risultati si sono subito fatti vedere, visto che nel 1991 il candidato del MMD (Movement for Multiparty Democracy) Frederick Chiluba è stato eletto presidente a larga maggioranza.
Dopo aver “graziato” Kaunda e aver consentito che si ritirasse in un momentaneo oblio politico, Chiluba si è impegnato in una politica di appoggio alle grandi istituzioni finanziarie internazionali, chiudendo le imprese minerarie statali ormai alla bancarotta e attuando una serie di riforme strutturali che hanno provocato un pesante rialzo dei prezzi. Il crescente scontento nei confronti dell’amministrazione ha portato a un tentato golpe militare nell’ottobre 1997, durante il secondo mandato di Chiluba, che ha avuto il solo effetto di far dichiarare lo stato d’emergenza e ha portato a decine di arresti, tra qui quello di Kaunda.
Impossibilitato a modificare per la seconda volta la Costituzione, Chiluba ha dovuto cedere il passo al proprio delfino Levy Mwanawasa, eletto alla presidenza nel dicembre del 2001. Appena sei mesi dopo essersi insediato Mwanawasa ha accusato il suo ex-mentore Chiluba di appropriazione indebita e corruzione, dando il via a un procedimento legale che, cominciato a dicembre del 2003, non si è ancora concluso. Mentre all’estero è presentata come una imponente campagna anti-corruzione, quella lanciata dall’attuale presidente sembra essere più un tentativo di eliminare i fedelissimi del vecchio establishment dalla politica zambiana. Una politica di cui ha già fatto le spese l’ex-capo dei servizi segreti Xavier Chungu, fuggito all’estero nel 2004.
POLITICA
Nonostante la presenza di un consistente numero di partiti, sono in realtà pochi quelli in grado di presentare programmi alternativi e di distinguersi dal MMD di Mwanawasa. Le principali incognite politiche attuali riguardano la modifica della Costituzione, che probabilmente si trascinerà oltre le elezioni presidenziali del 2006, e la lotta per le prossime presidenziali.
Al momento non sembrano esserci grossi ostacoli a una rielezione di Mwanawasa, per la verità più per demeriti degli avversari che per la qualità dell’attuale classe dirigente. L’unico in grado di poter giocare un ruolo da protagonista sembra essere Dan Pule del PUDD (Party for Democracy and Development), ma la lotta tra quest’ultimo e il PF (Patriotic Front) di Michael Sata probabilmente favorirà un’altra vittoria del MMD.
Paradossalmente, uno dei maggiori grattacapi per il futuro di Mwanawasa sembra essere proprio la campagna anti-corruzione, che si trascina ormai da 2 anni senza ottenere apprezzabili risultati, tanto che la maggioranza dell’opinione pubblica teme che i fondi impiegati per il processo a Chiluba superino quelli recuperati dai conti esteri della vecchia classe politica.
SOCIETA'
Nonostante un buon tasso di alfabetizzazione (quasi l’80%) lo Zambia è uno degli ultimi paesi nell’Indice di Sviluppo Umano, appena 164esimo su 177 stati. Ciò è dovuto, oltre che ai problemi economici, ad un alto tasso di mortalità infantile (il 10% dei bambini muore prima di aver raggiunto i 5 anni) e ai problemi legati alla diffusione dell’Aids. Il 16% della popolazione adulta risulta contagiato nonostante l’avvio di un programma per la diffusione di anti-retrovirali varato nel 2003. Le donne sembrano essere le più colpite dal virus, tanto che nelle zone urbane una donna su due ne risulta contagiata.
ECONOMIA
Divenuto negli anni 60 il terzo esportatore di rame al mondo dopo Usa e Urss, lo Zambia continua a essere dipendente in maniera preoccupante dalle sue miniere. Nonostante la privatizzazione di molte delle industrie collegate al settore abbia permesso allo stato di sgravarsi delle pesanti perdite causate dalla cattiva amministrazione di queste ultime, il paese continua a essere uno dei più poveri del mondo, con un tasso di disoccupazione superiore al 20% e almeno il 70% della popolazione che vive sotto la soglia di povertà (anche se gli ultimi dati ufficiali parlano dell’86%, record mondiale).
Le abbondanti piogge dell’ultimo anno hanno permesso allo Zambia di essere l’unico paese dell’Africa meridionale ad aver raggiunto un surplus alimentare nel 2004 e il rialzo del prezzo dei minerali ha favorito una ripresa dell’industria estrattiva, ma anche così il paese rimane pesantemente dipendente dagli aiuti internazionali. Dopo aver ottenuto una cancellazione di 3,8 miliardi di dollari (su 6,5) di debito estero lo Zambia si trova con denaro fresco da poter destinare alla crescita economica e in particolare alla diversificazione delle attività economiche, ma la carente amministrazione e la corruzione dilagante impediscono qualsiasi riforma seria in campo economico e politico.
MASS MEDIA
In questo quadro desolante, i mezzi di informazione in Zambia continuano a conservare una relativa indipendenza. I principali problemi del paese sono largamente dibattuti e non mancano le critiche, anche feroci, alla classe dirigente. Iniziative come il World Press Day sono molto sentite nella capitale Lusaka e dimostrano come l’informazione nel paese continui a rivestire un ruolo importante, anche se dopo il fallito colpo di stato ai danni di Chiluba nel 1997 il governo ha deciso di dare un giro di vite alla libertà di espressione dei mass media. Ciononostante, il quadro generale dell’informazione nel paese rimane uno dei migliori del continente.