Martedì, 21 Giugno 2011 17:06

Progetto Chernobil Clinica Mobile

PROGETTO CHERNOBYL

Clinica Mobile

Questo progetto nasce da un'attenta analisi dei bisogni e delle necessità di tipo sanitario, verificata grazie ai medici dell'Azienda Sanitario di Modena e del Distretto 1 di Carpi, durante i viaggi in  Bielorussia e gli incontri con le autorità sanitarie locali.
L'ambulatorio medico mobile sarà attrezzato con strumentazione "ecografica" in grado quindi di diagnosticare eventuali tumori e/o altri problemi legati alla tiroide in fase preventiva, con la possibilità di raggiungere zone e villaggi privi di presidi sanitari.

Obiettivi:
Gli obiettivi di questo progetto, sono quelli di raggiungere quei  bambini o comunque quelle popolazioni nei villaggi rurali della Bielorussia privi di presidi sanitari e che hanno difficoltà a raggiungere i centri sanitari delle grandi città, di invertire il tipo di progettualità fino ad ora realizzata, e cioè, passare da interventi di emergenza a progetti di tipo preventivo. Raccogliere grazie a questo ambulatorio mobile un quadro statistico più ampio e controllabile anche dai medici referenti al Progetto Chernobyl di Legambiente.
Oltre alla realizzazione dell'ambulatorio, garantirne la funzionalità e l'intervento negli anni successivi.

Un responsabile dell' Associazione Progetto Chernobyl con la collaborazione del Coordinamento Nazionale del Progetto Chernobyl di Legambiente Solidarietà seguirà il progetto nella sua fase iniziale, rimanendo sul territorio Bielorusso per un periodo iniziale di 2/3 mesi e successivi controlli.

 

 

PREVENTIVO DEL PROGETTO    
Ecodoppler Lit. 92.000.000
Sondo Ecografo Lit. 20.000.000
Iveco Daily Passo Lungo 3300 Lit. 40.000.000
Allestimento Lit. 35.000.000
Computers Lit. 6.000.000
Generatore Lit. 6.000.000
Lettino, altre attrezzature di supporto Lit. 5.000.000
Costo totale del progetto Lit. 204.000.000

Tempi di attuazione:

Marzo/Aprile 2000 - presentazione del progetto
Aprile/Dicembre 2000 - raccolta fondi
Settembre/Dicembre 2000 - acquisti ed allestimento del furgone
Gennaio/Febbraio 2001 - consegna del mezzo alle autorità sanitarie Bielorusse
Febbraio/Maggio 2001 - controllo e verifica del progetto
2001/2005 - verifiche periodiche e raccolta dati del progetto

Una fortissima esplosione

Clicca qui per leggere l'articolo relativo

Il Comitato locale per il  Progetto Chernobyl di Carpi-Novi-Soliera - ONLUS opera dal 1994, a favore dei bambini costretti a vivere nelle zone contaminate di Russia, Ucraina e Bielorussia a seguito all'esplosione della centrale nucleare di Chernobyl, avvenuta nell'aprile del 1986. Il lavoro del Comitato Chernobyl, si sviluppa attraverso il coordinamento nazionale di Legambiente, per quanto riguarda l'accoglienza di gruppi di bambini provenienti dalle zone contaminate.
Il progetto dell'accoglienza si pone, infatti, l'obiettivo di abbassare, grazie alla permanenza di 30 giorni in un ambiente non contaminato i livelli di radioattività, che i bambini continuano ad accumulare vivendo ed alimentandosi in zone, ancora oggi altamente a rischio, come dimostrato anche da ricerche scientifiche. Inoltre, l'alimentazione sana e ricca che i bambini assumono in questi 30 giorni contribuisce ad innalzare le difese immunitarie.
Il Progetto Chernobyl, portato avanti dalla nostra Associazione ha come principio quello di essere d'aiuto a più bambini, per questo l'accoglienza non è mai ripetuta con lo stesso e cerchiamo di ospitare quei bambini che non siano mai usciti dal loro Paese. Conclusa l'accoglienza del primo anno, abbiamo ritenuto che avremmo potuto sviluppare un ulteriore lavoro d'aiuto direttamente sul posto in cui i bambini vivono, cercando di responsabilizzazione e di condividere con le autorità locali e le stesse famiglie dei bambini, i progetti che insieme si sarebbero via via individuati. In questi anni, abbiamo cercato di costruire e di indirizzare il nostro intervento su alcune realtà, avviando collaborazioni che ormai continuano da anni, instaurando così processi di fiducia e di controllo sul lavoro comune.

In modo particolare il nostro intervento è rivolto:

  • all'Ospedale pediatrico di Reciza, città di 74.000 abitanti, che funge da punto di riferimento sanitario anche per i villaggi circostanti e più contaminati e poveri della Bielorussia;
  • al Reparto Pediatrico Chirurgico di Gomel, dove si rivolgono tutti i bambini della Regione di Gomel, la più colpita dagli effetti radioattivi di Chernobyl;
  • alla Scuola del Villaggio di Malojin, attraverso un progetto di scambio e di gemellaggio con una Scuola Carpigiana oltre all'invio di materiale didattico.

 

Iniziative a Sostegno:

Luca Carboni in Concerto "Il tempo dell'amore"

"Attraverso questi concerti, insieme agli amici dell'associazione ROCK NO WAR, stiamo cercando di raccogliere fondi per realizzare un laboratorio mobile che possa raggiungere i bambini e le popolazione dei paesi della Bielorussia che soffrono ancora per la grande tragedia di Chernobyl del 1986"

Luca Carboni

Raccolta fondi durante il tour:

Campione d'Italia Lit. 669.000
Lazise (VR) Lit. 520.000
Polignano (BA) Lit. 1.067.000
Gallipoli (LE) Lit. 1.077.000
Rapallo (GE) Lit. 1.252.000
Pescara Lit. 752.000
Avellino Lit. 670.000
Lucera (FG) Lit. 955.000
Taranto Lit. 1.187.000
Latina Lit. 405.000
Totale Lit. 8.586.000

Paolo Belli in Concerto Belli dentro e fuori Tour

"I bambini e tutta la popolazione della BIELORUSSIA continuano ad essere contaminati dalle radiazioni dovute allo scoppio della centrale nucleare del 1986.
Assieme a ROCK NO WAR ed al Progetto Chernobyl vogliamo raccogliere fondi per realizzare un laboratorio mobile che possa aiutare tutte queste persone.   AIUTACI AD AIUTARLI .
Grazie"

Paolo Belli

Raccolta fondi durante il tour:

Moncalvo (AT) Lit. 470.000
S. Marino Lit. 1.231.000
Omegna (VB) Lit. 1.016.000
Cesa (AR) Lit. 409.000
Carpignano (LE) Lit. 611.000
Torino Lit. 700.000
TOTALE Lit. 4.437.000

 

ROCK NO WAR a CHERNOBYL - GIUGNO 2005
(Testi di Pierluigi Senatore)

E’ appena rientrato dalla Bielorussia e dall’Ucraina, le due ex Repubbliche dell’Unione Sovietica sconvolte 19 anni fa dalla tragedia nucleare di Chernobyl, un gruppo di lavoro composto dai responsabili del Progetto Chernobyl di Legambiente, della Onlus Rock No War, del circolo reeggiano Fuori Orario e dal chirurgo pediatrico del Policlinico di Modena PierLuca Ceccarelli.
"Quando ci fu l’esplosione ero a Vietka avevo 14 anni e tirava un forte vento e dalle radio estere che abbiamo saputo dell’incidente. Le autorità locali ci hanno avvisato della catastrofe solo il 10 maggio dicendoci di non mangiare la carne, il latte i prodotti della terra. Di non fare bagni al fiume e di non stare troppo al sole perchè era molto pericoloso" è la drammatica testimonianza di Misha, uno dei sopravvissuti al fall-out radioattivo causato da un incidente nucleare che le autorità sovietiche tentarono di nascondere fino all’ultimo protetti da una “cortina”, quella di ferro, che ormai stava sgretolandosi. Alla centrale di Chernobyl, in funzione fino al 2000, si arriva dopo aver passato innumerevoli posti di controllo e solo con un permesso speciale rilasciato dal Parlamento ucraino. Ad attendere all’ingresso della centrale la delegazione di Legambiente e Rock No War, due giovani e sorridenti guide che hanno il compito di far credere a chi arriva sul posto che non esistono più rischi reali e che le autorità ucraine stanno facendo di tutto per mettere in sicurezza il sarcofago che racchiude il “cuore malato” del reattore numero 4 che continua ad emettere le sue micidiali radiazioni. Attualmente nella centrale, quattro reattori spenti e due per i quali la costruzione è stata interrotta dopo l’esplosione dell’86, lavorano quotidianamente un centinaio di addetti. Per loro turni di 12 ore e poi due giorni lontani dalla centrale per abbattere le radiazioni. Complessivamente sono 3800 i tecnici che lavorano a Chernobyl con il compito di tenere sotto controllo la centrale la cui imponente mole incombe sulla vicina città di Pripyat, la “città” fantasma.
Pripyat nel 1986 aveva 50mila abitanti: banche, un ufficio postale, scuole, negozi, un hotel, un luna park che non ha mai visto il volto sorridente e sognante di un bambino e una sola colpa… essere a 2 km in linea d’aria dal reattore maledetto.

 


Pripyat che la retorica sovietica presentava come la città simbolo del trionfo tecnologico del comunismo, era stata fondata nel 1970 per ospitare i tecnici che lavoravano nella vicina centrale e le loro famiglie. Quella notte, mentre a poca distanza si stava compiendo la tragedia, gli abitanti stavano dormendo, forse qualcuno faceva l’amore oppure qualcun altro, nel suo letto, pensava alla giornata successiva, meditava sui sogni e fantasticava sul futuro; ma tutto, improvvisamente, è stato interrotto all’1 e 23 di quel sabato 26 aprile quando dopo una serie di errori umani il reattore numero 4 della centrale nucleare esplose. La città di Pripyat è l'emblema del disastro di Chernobyl. L'evacuazione dei suoi abitanti iniziò solo 36 ore dopo l'incidente. Fino al primo pomeriggio di sabato 27 aprile, la gente continuò nelle proprie attività. Tutto era normale, non fosse stato per la presenza di tanti poliziotti che lavavano le strade della città con uno strano liquido bianco. Poi, improvvisamente, in tre ore 1.110 bus giunti da Kiev evacuarono la popolazione, dicendo che sarebbe stato solo per tre giorni.
Pripyat adesso è una città “morta”, abbandonata dai suoi abitanti e dalla vita; una città fantasma che si trova all’interno della famigerata “zona morta” dove una natura rigogliosa, ma malata, ha preso il sopravvento. La tappa di Pripyat è stato il momento più “difficile” e “intenso” del viaggio fatto da Legambiente e Rock No War.

A Pripyat la sosta è stata di poche decine di minuti, il tempo di guardare negli occhi i micidiali effetti del fall-out radioattivo, ma soprattutto per riflettere sulla pazzia dell’uomo nell’area rarefatta e surreale di quei luoghi spazzati da un vento implacabile che sembra volerci scacciare per non disturbare quella quiete innaturale. Ma anche fuori dalla cosiddetta “zona morta”, la situazione non è delle più facili. A pochi chilometri, infatti, ci sono centri importanti dove la vita procede come se non fosse accaduto nulla: le scuole sono aperte, i pochi negozi e le poche fabbriche anche e la gente continua ad alimentarsi con i prodotti della terra che risultano ancora contaminati con valori superiori anche cento volte a quelli previsti e sopportabili dall’uomo senza conseguenze. Ma la semplice filosofia che sta dietro a questa scelta è molto semplice come ci dice Tamara, ritornata a vivere a Braghin, in Bielorussia, dopo anni passati in un anonimo palazzo della capitale: <>. Si perché la Bielorussia del presidente Lukashenko non sembra dare molte possibilità con un’economia dove ancora sopravvive il modello sovietico dei piani quinquennali senza però la copertura dei servizi e del lavoro garantito che l’ex potenza comunista dava. Molte famiglie si stanno disgregando con i giovani che sognano, annegati nella birra e nella vodka, fortuna all’estero, mentre i più anziani, che ormai non sognano più, cercano anch’essi una via d’uscita attraverso l’alcool che già dalle prime luci dell’alba è ben presente su ogni tavola; a tutto questo si aggiunge l’esplodere dell’Aids che in certe realtà si sta diffondendo pericolosamente; oppure l’aumento incontrollato del diabete a causa dell'alimentazione e delle allergie per l’abbassamento delle difese immunitarie. L’unica speranza, ancora una volta, sono i bambini, quelli per i quali il Progetto Chernobyl di Legambiente, in sinergia con Rock No War e il Fuori Orario sta cercando di aiutare, non attraverso interventi a pioggia e casuali, ma con progetti specifici e mirati in particolar modo a far crescere nel popolo bielorusso una nuova consapevolezza.

Situazione

A 19 anni dal disastro nucleare di Chernobyl, in Ucraina, verificatosi nella notte tra il 25 ed il 26 aprile del 1986 a 12 chilometri dal confine con la Bielorussia, circa 7 milioni di persone sono ancora esposte al rischio contaminazione da isotopi a lungo decadimento. La maggiore fonte di pericolo arriva dal cibo prodotto nelle aree colpite dall'esplosione, in cui si registrano alte quantità di Cesio. Vittime maggiori di questa tragedia sono i bambini che, alimentati con carne, latte o cereali inquinati, sempre più spesso si ammalano di tumori tiroidei o sono affetti da immunodepressione. In quella lunga notte di 19 anni fa a Chernobyl era iniziato da poche ore uno sciagurato esperimento per calcolare il tempo di autonomia di funzionamento dei sistemi di emergenza del reattore 4 della centrale nucleare, quando un improvviso aumento della produzione di vapore provocò una violentissima esplosione ed il conseguente scoppio di un incendio. L'incidente, il più grave disastro nucleare ad oggi mai registrato, si verificò alle ore 01,23 e 44 secondi e per una strana situazione di venti, l’area più colpita fu la Bielorussia dove ancora oggi un quinto del territorio è contaminato. E' l'inizio di un disastro che ha provocato la morte immediata di 32 persone, di altre centinaia nelle ore successive, di ulteriori cinque milioni di individui sottoposti al fall-out radioattivo, ma un bilancio definitivo è impossibile da stilare tra omertà e documenti spariti. La nube radioattiva che si sprigionò investì in pochi giorni, dopo la Bielorussia e l’Ucraina, l'intero pianeta, dagli Usa alla Cina provocando un danno ecologico ed ambientale di proporzioni spaventose di cui, ancora oggi, si pagano le conseguenze. Secondo l’ONU i morti per cause direttamente collegate all’esplosione sono state finora 7000, ma gli scienziati giapponesi che dal 1945 studiano gli effetti delle radiazioni dopo le due bombe atomiche a Hiroshima e Nagasaki, stimano che il numero totale dei morti conseguenti al propagarsi delle radiazioni potrebbe aggirarsi attorno alle 200mila vittime e le sue nefaste conseguenze si potranno registrare fino alla fine di questo secolo. Le sostanze rilasciate nell’aria rimarranno ancora attive per anni: lo stronzio 90 e il Cesio 137 ancora per un’altra decina di anni; mentre il plutonio sarà attivo per ventiquattromila anni prima di perdere il suo carico di pericolosità. I più colpiti sono i bambini che rischiano di crescere con gravi deformazioni o con complicazioni che potrebbero manifestarsi in età adulta sotto forma di tumori, leucemie, alterazioni della tiroide.

Nei bambini tra i 6 e i 15 anni l'incidenza del cancro alla tiroide dopo il disatro del 1986 è aumentata di dieci volte e gli altri tipi di tumore hannno subito la stessa tendenza. E fra qualche anno i bambini nati all’indomani dell’esplosione, si sposeranno e avranno figli e forse solo allora comprenderemo la tragedia che si è consumata in quella notte di primavera.

Il reattore numero 4 di Chernobyl rimane un monito così come le altre grandi catastrofi ambientali che in questi decenni hanno sconvolto il pianeta; un monito che però appare sempre più inascoltato con le grandi potenze e i Paesi ricchi impegnati a distribuirsi la torta del petrolio iracheno. Una tragedia, quella di Chernobyl che potrebbe ripetersi a breve visto che il sarcofago di cemento che ricopre il quarto reattore della centrale nucleare di Chernobyl sta cedendo e le radiazioni contnuano ad uscire con il loro carico di morte. La centrale nel 2000 è stata chiusa, ma rimane una bomba ad orologeria per l'intera umanità.

 

Scheda

Data incidente: 26.04.1986 (esplosione del quarto reattore)
Conseguenza dell’esplosione:
Proiezione all’esterno di 35 tonnellate di combustibile nucleare. La colonna degli elementi radioattivi dispersi si è alzata a due chilometri d’altezza e si è dispersa per un raggio di 1.200 Km. Livello di radiazioni pari a 20 milioni di curie equivalente ad un miliardo di Giga Beckerel (200 volte superiore a Hiroshima e Nagasaki;
Area contaminata: 155.000 kmq (un’area grande due volte l’Irlanda fra Bielorussia, Russia, Ucraina);
Paese più coinvolto: Bielorussia (70% di ricaduta radioattiva; 23% del territorio contaminato, fra cui il 20% del territorio boschivo e 3.000 kmq di terreno agricolo; danno economico valutato in 200 miliardi di $ USA);
Persone coinvolte: 10.000.000;
Persone evacuate definitivamente: 400.000 (l’area compresa in un raggio di 30 Km dalla centrale, grande come l’Olanda, è completamente evacuata ed inabitabile);
Liquidatori (addetti al controllo degli effetti dell’esplosione) impegnati: 800.000 (10.000 morti, 400.000 affetti da patologia tumorale);
Vittime (dirette ed indirette) dell’incidente: 3,2 milioni (di cui un terzo bambini)
Persone decedute a tutt’oggi a causa dell’incidente: 200.000

Durata degli effetti dell’esplosione: centinaia di anni a causa dell’azione del Cesio, dello Stronzio, del Plutonio (il Plutonio ha un’emivita di 14.000 anni; il ritorno all’originaria situazione dei terreni contaminati dal Cesio 137 è prevista fra 300 anni);

 

 

 

LA SITUAZIONE IN BIELORUSSIA (10.000.000 di abitanti)

SITUAZIONE SANITARIA:
11.000 casi di cancro tiroideo nei bambini aumento esponenziale delle patologie da immunodeficienza cancro ai polmoni passato da 6 a 7,5 casi su 100.000 persone tumore alla vescica da 5,5 a 19,7 casi su 100.000 persone tumore ai reni aumentato di 2,5 volte in 7 anni passaggio delle leucemie da 9,34 a 11,52 casi su 100.000 bambini mortalità prossima al 14 per mille 2.500 nascite annuali con anormalità genetiche (3% dei nati) 500 aborti non spontanei per presenza anomalie picco delle conseguenze genetiche previsto, dagli esperti dell’ONU, fra il 2006 ed il 2010 quando coloro che erano bambini all’epoca dell’incidente cominceranno a procreare;
SITUAZIONE SOCIALE:
tasso di povertà infantile aumentato del 150% rispetto ai tassi globali di povertà stipendio medio mensile: 50/70 $ USA; aumento dell’alcolismo e dei casi di Aids (legati alla tossicodipendenza); aumento delle patologie della povertà (tubercolosi e difterite).
LO STATO ATTUALE DELLE COSE:
15.12.00: chiusura definitiva dell’ultimo reattore funzionante presenza di 1.000 mq di crepe sul sarcofago che ricopre il reattore esploso. Da esse fuoriescono costantemente polveri e materiale radioattivi il sarcofago di contenimento è stato costruito utilizzando, oltre le parti rimanenti del reattore esploso, 300.000 tonnellate di cemento e 1.000 tonnellate di strutture metalliche il peso sulle fondamenta del reattore esploso è aumentato di 10 volte (dalle 20 alle 200 ton/mq): il reattore è sprofondato di 4 metri lo sprofondamento del reattore ha messo in contatto il materiale radioattivo con le falde acquifere tributarie dei fiumi Pripiat e Dniepr che convogliano le loro acque nel Mar Nero e che fungono da bacino idrico per 30 milioni di persone (ad aggravare la situazione vi è la presenza di 800 siti di smaltimento di scorie radioattive, allestiti in emergenza subito dopo l’esplosione) all’interno del sarcofago sono presenti: 180 tonnellate di combustibile e pulviscolo radioattivi, 11.000 metri cubi e 740.000 metri cubi di macerie altamente contaminati. La radioattività totale supera i 20 milioni di curie la centrale è costruita su terreno sismico il rischio di esplosione è elevato.

 


 


HANNO PARLATO DI NOI ...

Inform
Gennaio 2006
Gazzetta di Modena
3 Luglio 2005
Pag. 1/2
Gazzetta di Modena
3 Luglio 2005
Pag. 2/2
Gazzetta di Parma
1 Luglio 2005

 

BONIFICI

Bonifico - 03/02/2005
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