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Venerdì, 31 Marzo 2017 18:06

Progetto Bawa La Huruma

PROGETTO IN KENYA

 BAWA LA HURUMA
che significa
L’ALA DELLA MISERICORDIA

Recinzione

1 Casa
2017 12 02 Foto abitazione nel recinto IMG1630 2017 12 02 Foto casa in costruzione IMG 1627

Fotogallery 1° e 2° casa

La realizzazione della seconda casa

Come da programma, alla fine del mese di dicembre 2017 i lavori della prima casa sono stati ultimati.
Il Vescovo di Malindi, Mons. Emanuel Barbàra, da poco rientrato da Malta, suo Paese di origine, dove si è recato per sottoporsi ad un intervento chirurgico, appresa la notizia, desidera recarsi sul posto per prendere visione dell’opera e per impartire la Sua benedizione. Nei primi giorni del successivo mese di gennaio Mons. Barbàra ritorna alla Casa del Signore. Ora si apre un tempo nuovo.
Dopo le esequie, alle quali non possiamo mancare, prendiamo contatto con le autorità che, fino alla nomina di un successore, avranno il peso e l’incarico di proseguire i programmi del Defunto Vescovo.
Il progetto Bawa la Huruma deve proseguire. Il desiderio di garantire assistenza alle ospiti del Pope Francis Home, prima di riprendere il loro cammino autonomo, sarà realizzato anche con la permanenza temporanea in questa struttura. Questo è stato l’impegno preso con il Vescovo che fortemente intendiamo mantenere e garantire.
Proseguendo i lavori del villaggio, nel mese di febbraio 2018 iniziano gli scavi delle fosse biologiche. Le suddette sono realizzate per essere già in grado di servire tutte le otto casette, quando anche le rimanenti saranno costruite.
Nel maggio successivo mi reco nuovamente a Malindi per dare il via ai lavori della seconda casa, che iniziano nei primi giorni di giugno e troveranno conclusione entro la prima quindicina del prossimo mese di agosto.
A tutt’oggi il cantiere è in avanzato stato di esecuzione rispettando pienamente il programma concordato.
Le risorse economiche, purtroppo, sono terminate e, salvo qualche particolare avvenimento, il villaggio di Bawa la Huruma dovrà accontentarsi delle sole due unità, ma ringraziando tutti coloro che ci hanno creduto, riteniamo un grande traguardo quello raggiunto.
Per questo motivo ci sentiamo in dovere di esternare la nostra riconoscenza a tutti coloro che hanno voluto offrire il proprio contributo e, allo scopo di documentare l’opera eseguita uniamo a questo breve racconto alcune immagini.
Ricordiamo che chi desiderasse favorire il prosieguo dei lavori secondo il programma prestabilito, potrà indirizzare il proprio contributo all’associazione ROCK NO WAR ONLUS di Formigine (MO) www.rocknowar.it.
All’indirizzo http://progetti.rocknowar.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=514:rescue-center-for-abused-children sono esposti i programmi della Diocesi di Malindi.
Presso la Banca Interprovinciale di Formigine è stato aperto un c/c intestato a “progetto Kenya”, il cui IBAN è il seguente: IT76R0339566780CC0020006319.
A chiunque, privato o impresa, desideri offrire il proprio sostegno per questa iniziativa, specificando il proprio Cognome, Nome, indirizzo e Codice Fiscale, o Partita IVA, verrà rilasciata regolare ricevuta, fiscalmente detraibile dalla propria dichiarazione dei redditi, nella misura del 26% dell’importo donato.

Grazie.
Grappi Mario e Bellelli Guglielmina
Modena 18 luglio 2018

La realizzazione della prima casa

Tornare in Italia con l’immagine ancora viva del complesso realizzato, quasi ci lasciava increduli. Gli sforzi e la generosità di coloro che avevano saputo comprendere l’importanza di questo progetto, si erano concretizzati.
Affrontare il passo successivo, pensiamo, sarà sicuramente difficile, soprattutto per le difficoltà che stiamo vivendo anche nel nostro Paese, ma tuttavia proseguiamo decisi nel nostro intento.

Riprendiamo i programmi già previsti, come:
- l’esposizione del progetto durante le messe nella Abbazia Benedettina di S. Pietro a Modena e in occasione della sagra di Selva di Serramazzoni;
- una lotteria, con premi raccolti per l’occasione, in una bocciofila di Modena aperta a queste iniziative;
- un concerto della Corale Puccini di Sassuolo a Serramazzoni, offerto gratuitamente per la nostra iniziativa e patrocinato dall’Associazione Serra per il mondo e dal Comune di Serramazzoni;
- un mercatino nella manifestazione “Pachamana” di Parma, con proposte di articoli di vero artigianato africano portati dal Kenya;
- partecipazione alla festa degli Alpini di Serramazzoni in occasione dell’inaugurazione del nuovo monumento a loro intitolato;
- organizzazione di un pranzo presso l’Oasi Francescana di Serramazzoni, per gentile concessione delle Suore ed in sintonia con la stessa Parrocchia.

Non possiamo poi dimenticare la sensibilità di qualche persona, amici e conoscenti che, dando fiducia a questa iniziativa, hanno contribuito con donazioni anche tramite ROCK NO WAR ONLUS, l’associazione che ha sede a Formigine di Modena e che da anni è aperta a progetti ed importanti iniziative a vario titolo, che ha inserito anche questi nostri progetti per il Kenya e ci sostiene.

Inaspettatamente, un giorno di aprile arriva una telefonata da RocK no War Onlus che ci invita a presentare il fascicolo contenente la documentazione fin qui raccolta relativa al progetto di Bawa la Huruma perché pare che ci sia qualcuno disposto ad analizzarla e valutarla.

”Non illudetevi, ma proviamo a presentarlo”.

Un giorno del mese di maggio riceviamo la telefonata degli interessati per avvertirci: ”Vorremmo discutere con voi il contenuto del fascicolo che ci avete fatto pervenire tramite Rock no war”.
Fissiamo un incontro e, con immensa soddisfazione ci viene comunicato che il nostro progetto viene accolto e sostenuto. ”Verrà accreditato un certo importo all’Associazione Rock no War destinato alla realizzazione di quanto state cercando di realizzare e, al rientro dal vostro prossimo viaggio vorremmo prendere visione di quanto è stato fatto”.

In quel momento abbiamo capito che Qualcuno ci sta davvero aiutando e, con questa consapevolezza, nel mese di ottobre di questo anno 2017 siamo ripartiti alla volta di Malindi.
Trovato l’alloggio, che naturalmente rimane completamente a carico nostro personale, come anche tutte le spese di viaggio e del vivere quotidiano, abbiamo iniziato la ricerca di personale qualificato che potesse esaminare il nostro progetto e consigliarci in merito alle pratiche e la documentazione necessaria per dare esecuzione ai lavori.
Avvalendoci della collaborazione di un ingegnere locale, in possesso di tutti i requisiti necessari per assumersi questo incarico, abbiamo abbozzato il disegno di una casa. Valutato che le dimensioni stimate nel progetto iniziale non fossero sufficienti per dare una confortevole abitazione a chi potrà insediarsi, si è giunti alla decisione di modificarle portandole dal mt 5,00 x 6,00 = 30 mq, agli attuali mt 6,00 x 8,00 = 48 mq.

Esigenze tecniche, e di contenimento spese, consigliano di predisporre la planimetria complessiva del progetto con l’evidenza di tutte le possibili abitazioni. Viene così disegnata la pianta dell’intero sito dove sono previste le costruzioni di 8 abitazioni.
Individuata l’impresa con le caratteristiche per la esecuzione dei lavori, valutato il preventivo dei costi da sostenere, ci accordiamo e il 9 novembre diamo inizio ai lavori di costruzione di una prima casa da ultimarsi entro il 31-12-2017.

Lo scopo iniziale pensato per la destinazione di queste abitazioni, a seguito di approfondite e condivise considerazioni con il Vescovo Mons. Barbàra, viene modificato. Inizialmente era prevista l’accoglienza di qualche famiglia particolarmente bisognosa attraverso una ricerca affidata alla Diocesi.
Tenuto conto che alla fine di questo anno 2017 alcune delle ragazze madri, violentate o abusate, accolte nella struttura del Pope Francis Home, dove personale specializzato le ha accompagnate per un intero anno, dovranno lasciare la struttura insieme al loro figlio/figlia, per non riportarle immediatamente nella famiglia che a volte è stata proprio il luogo dove si è perpetrata la violenza, si è deciso di accoglierle nella struttura di Bawa la Huruma che, ricordando la traduzione in italiano, significa L’ALA DELLA MISERICORDIA.
Coerentemente all’insegnamento del Vangelo, non abbiamo avuto alcun dubbio sulla modifica della destinazione d’uso di questa struttura.

Un grazie viene rivolto a tutti coloro che potranno o vorranno indirizzare all’associazione ROCK NO WAR ONLUS di Formigine (MO) www.rocknowar.it, che da molti anni raccoglie fondi a sostegno di importanti opere in diverse parti del mondo, nel cui sito internet ha accolto anche il progetto “Kenya”: http://www.rocknowar.it/index.php/progetti-rnw/content/123-kenya/ rescue-center-for-abused-children atto a diffondere lo scopo della realizzazione dei programmi della Diocesi di Malindi, e che ha deciso di sostenerci anche per questa iniziativa accendendo, presso la Banca Interprovinciale di Formigine un c/c intestato a “progetto Kenya”, il cui IBAN è il seguente: IT76R0339566780CC0020006319.
A chiunque, privato o impresa, desiderasse offrire il proprio sostegno per questa iniziativa, inviando il proprio contributo indicando Cognome, Nome, indirizzo e Codice Fiscale, o Partita IVA, verrà rilasciata regolare ricevuta, fiscalmente detraibile dalla propria dichiarazione dei redditi, nella misura del 26% dell’importo donato.

Grazie.
Grappi Mario e Bellelli Guglielmina -
Malindi 22 novembre 2017

       
2017 11 01 Mappa1 ridotta 2017 11 01 Mappa2 ridotta 2017 11 06 Preventivo finito 0001 ridotto 2017 11 06 Preventivo finito 0002 ridotto

 

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L’acquisto di un nuovo terreno e la realizzazione della sua recinzione

Al nostro rientro, ormai prossimi al Natale 2016, riprendiamo l’attività di raccolta fondi e tra un mercatino ed una lotteria, la raccolta in qualche parrocchia e qualche persona sensibile, riusciamo a mettere insieme una modesta somma di denaro, tale da farci sperare di poter fare ulteriori passi in avanti.

Infatti, nel periodo di permanenza del nostro precedente viaggio, recandoci sul posto in cui si sarebbe sviluppato il progetto, si era giunti alla decisione di esaminare la possibilità di permutare questo lotto di terra con un altro che potesse ampliarsi di pari misura, così da consentire la costruzione di alcune casette perché in quello già acquistato avremmo dovuto sacrificare alcune bellissime piante di mango, banana, lime e aranci.

Nel mese di marzo 2017 ritorniamo a Malndi con la speranza di riuscire a concretizzare il nostro intento.

Senza difficoltà il proprietario, informato di quanto pensiamo di fare, accetta la proposta e ci mostra due lotti uniti, delle dimensioni adatte alla nostra esigenza e con lui definiamo l’accordo.

Da questo momento siamo in grado di metterci alla ricerca di una impresa per valutare la possibilità di dare inizio ai lavori.

Con l’aiuto di amici del posto riusciamo ad avere un importante contatto con una impresa con la quale raggiungiamo in breve tempo un accordo.

La mattina del giorno 6 marzo una squadra di 30 persone si presenta sul posto per iniziare i lavori di scavo delle fondamenta del muro di recinzione. E’ per loro una opportunità di lavoro che non vogliono lasciarsi sfuggire.

Uomini e donne, armati di vanga e piccone, sotto un sole cocente, iniziano lo scavo a mano.

Il responsabile del cantiere, utilizzando il gesso bianco, suddivide l’intera metratura in tanti tratti di 4 mt. ciascuno; li assegnata ad ogni persona/coppia (se marito e moglie), e loro iniziano lo scavo.

A fine giornata l’intero perimetro è completato.

Dal giorno successivo si procede con:
- l’organizzazione della fornituradell’acqua (non presente sul posto e portata da 4 donne appositamente assunte che, con taniche da lt 25 ciascuna, provvedono continuamente ad alimentare il cantiere);
- l’approvvigionamento dei materiali: sabbia, cemento, Kokoto (ovvero cocci di roccia di corallo spezzati a mano necessari per creare la base delle fondamenta);
- preparazione dell’impasto di bitume per le fondamenta e la successiva posa dei blocchi di materiale pietroso fino al raggiungimento dell’altezza stabilita;
- l’alloggiamento di un cancello a doppia apertura, per chiudere l’opera fin qui eseguita.

Il giorno 26 dello stesso mese di marzo i lavori sono ultimati.

Il muro è terminato, il cancello è stato montato e chiuso e, una foto di gruppo viene fatta a ricordo di queste brave persone che con tanta buona volontà hanno saputo dare vita al primo importante passo nella storia del villaggio di Bawa la Huruma.

Il giorno 28 marzo Mons. Barbàra Emanuel, Vescovo di Malindi, con sua grande ammirazione e soddisfazione nel vedere l’opera così completata, concede la sua benedizione e si congratula per ciò che, in un tempo così breve, è stato possibile realizzare.

Grappi Mario e Bellelli Guglielmina - Malindi 29 marzo 2017

3 TipologiaAbitazioni Schiera Bawalahuruma 4 ComplessiAbitazioni schiera PROGETTO CASE Bawalahuruma 5 Muro Recinzione Bawalahuruma
     

7 Credenziali MonsBarbàra BawalaHuruma

IMG 20160913 WA0001 delimitazione confini BawalaHuruma IMG 20160913 WA0002 delimitazione confini BawalaHuruma IMG 20160913 WA0003 delimitazione confini BawalaHuruma IMG 20160913 WA0008 delimitazione confini BawalaHuruma

 

KIJIWETANGA MAKTOSHA è una località che si trova in Africa, nel Kenya, a pochi chilometri dalla città di Malindi.
In un territorio dove a causa della scarsità di acqua dolce, necessaria per irrigare, la terra fatica ad offrire risorse a coloro che si impegnano nella coltivazione del mais e degli alberi da frutta, in particolare del mango, albero bisognoso di acqua.
Non esistono industrie, e la fonte di sostentamento è rappresentata esclusivamente dal commercio, dall’artigianato e dalla accoglienza turistica.

La peste di Ebola, mai riscontrata in questa parte di Africa, ha cancellato il turismo e, gli episodi di violenza perpetrati negli anni 2013 e 2014 nelle città di Nairobi, Garissa, Mandera e Peketoni, hanno ancor più ridotta la presenza di stranieri, lasciando in grave difficoltà la popolazione di quelle località turistiche affacciate sull’Oceano Indiano.

Per aiutare qualche famiglia che versa in particolare stato di disagio, oltre che ad offrire un sostegno diretto attraverso la consegna di cibo come: farina, riso, fagioli, zucchero ecc., acquistato sul posto, consegniamo regolarmente capi di abbigliamento portati direttamente dall’Italia, distribuiti personalmente in remoti villaggi della savana, grazie alla collaborazione di Fr. Malasi Bernard, sacerdote Cattolico Cristiano della Diocesi di Malindi.
Colpiti da queste realtà, così diverse da ciò che il nostro mondo occidentale offre, ci siamo aperti ad una riflessione.

Nel 2013 avevamo iniziato un percorso di collaborazione con il Vescovo Mons. Barbàra Emanuel che, grazie ad un lascito di un terreno ricevuto da parte di una famiglia italiana che intendeva trasferirsi da Kibokoni, immediata periferia di Malindi, si era proposto di realizzare un villaggio di accoglienza per minori abusati, ragazze incinta e ragazze madri.
Quel villaggio, per merito di tante donazioni ricevute, è stato realizzato. Porta il nome di “POPE FRANCIS HOME” perché lo stesso Papa Francesco, informato di questo programma di lavoro, ha autorizzato l’uso del Suo nome e benedetto questa iniziativa.
Sulle orme di questo esempio, considerate le grandi difficoltà che non poche famiglie si trovano ad affrontare per potersi pagare anche un misero alloggio, rafforzata dalle reali gravi condizioni di persone conosciute nella stessa periferia della città, ha incominciato a prendere consistenza l’idea di poter offrire un tetto a chi non è in grado di poterselo permettere senza essere soffocato dalla miseria.

Le parole di Papa Francesco, che ha voluto intitolare l’anno 2016 “anno della misericordia”, hanno acceso la scintilla di un nuovo progetto: BAWA LA HURUMA che, come già specificato, significa L’ALA DELLA MISERICORDIA.
Il progetto considera la costruzione di due ordini di casette di tipo “a schiera”, con una superficie di circa mq. 30 ciascuna, composte da una parte giorno, una parte notte ed un bagno.
Verranno posate su una piattaforma rialzata per superare le difficoltà dei periodi delle piogge, e realizzate “a specchio” per consentire di ottimizzare la distribuzione della rete idrica, elettrica, ed anche quella delle acque nere.

La successione dei lavori, fondi permettendo, si svolgerà con:
-
la realizzazione di un muro di cinta, e relativo cancello per l’accesso;
-
lo studio in loco per il posizionamento delle piattaforme del basamento;
-
lo studio in loco per l’identificazione più adatta allo scavo per la raccolta delle acque nere;
-
la valutazione delle opere murarie delle casette.

La selezione delle famiglie che verranno accolte nella struttura, una volta ultimata, sarà a cura solo ed esclusivamente dei rappresentanti della Diocesi, in particolare, per conto del Vescovo Mons. Barbàra, da Fr. Malasi Bernard, attuale direttore del Pope Francis Home e comunque da persone sicuramente capaci e in grado di svolgere questo delicato incarico.
Le risorse esistenti al momento sono ancora poche, ma confidiamo nella generosità di chi leggerà questo breve racconto e che potrà trovare maggiori e più dettagliate informazioni sul sito internet: www.rocknowar.it.

ROCK NO WAR è una associazione Onlus con sede in Formigine (MO) che da anni opera a favore di importanti progetti nel mondo. In Kenya ha partecipato alla realizzazione del villaggio “POPE FRANCIS HOME” di Malindi, struttura realizzata per l’accoglienza e l’assistenza di bimbi e bimbe abusati, ragazze incinta e ragazze madri.

Per ulteriori e più dettagliate informazioni in merito al progetto, è possibile contattare i referenti: Grappi Mario – cell. 335 6747287 e Bellelli Guglielmina – cell. 347 9456874

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